Dicono di me
L'opera di Emanuela raccontata da chi ha ammirato le sue opere
Nata a Padova, dove vive ed opera, inizia la sua attività nel 2004 sotto la guida dei maestri Mario Zoppelletto, Alberto Troiani, Ennio Toniato, Laura Sarra, Sergio Bigolin. Esterna con profondità e completezza la propria espressività pittorica, soprattutto attraverso la tecnica dell' acquerello. Le sue opere comunicano l'incanto della natura in tutte le sue componenti: soggetti floreali, paesaggi, nature morte. Ha partecipato a molte mostre collettive e personali, nel 2010 ha vinto il primo premio alla Biennale Internazionale dell' acquerello di Albignasego.
Dott. Mariantonella Volpe
Emanuela Colbertaldo è una pittrice che cerca d'interpretare il lato poetico delle cose semplici, umili, ma vere e usa l'acquerello per esprimere questo mondo. La sua pittura è costruita con un colore trepidante di luce, impreziosito da raffinati accostamenti che non escludono, ma esaltano il riconoscimento formale degli oggetti e i loro valori tattili. Sia che rappresenti fiori, nature morte in genere, visioni di esterni od altro, tutto diventa occasione per una lirica espressività immersa in un tessuto cromatico ricco di poetiche suggestioni dove le forme sembrano svaporare nello spazio che le circonda. Spazio che non è limitato, ma che va oltre la superficie del dipinto,creando un'atmosfera che sembra, essa stessa, farsi forma oggettiva, mentre la luce, che non pare provenire da una precisa fonte, dilaga, lambisce e avvolge il tutto facendolo palpitare. A volte, guizzi diamantini cristallizzano e fermano il colore assumendo, nel contesto, una preziosa puntualizzazione dello stesso, altre volte ritagli di luce e ombre suggeriscono un pensieroso silenzio che sembra quasi vivere in una dimensione atemporale. Emanuela Colbertaldo in definitiva, con i suoi acquerelli, fa vivere le immagini colte nella loro iridescente cromaticità ponendole dentro un'equilibrata e libera astrazione compositiva pregna di profondi significati umani.
Prof. Dionisio Gardini
Raffinati e poeticamente intriganti, gli acquerelli di Emanuela Colbertaldo hanno un idea classica della bellezza e della pittura. La tecnica, che offre molteplici possibilità espressive si è diffusa in Occidente fin dal '500 sopratutto per efettuare studi sulla natura, riproduzioni botaniche e scientifiche. Ed è a questi soggetti, realizati con acqua e pigmenti colorati, che la pittrice ritorna, privilegiando i fiori e le nature morte. Rispettosa della tradizione, Emanuela Colbertaldo esalta le trasparenze e gli effetti cromatici dell'acquerello, di cui valorizza gli effetti cangianti e le infinite tonalità. I fiori acquistano volume attraverso il colore più intenso poi trasformano i loro contorni in profili impalpabili, le velature sfidano la trasparenza. Le valenze estetiche che sembrano inseguire un idea di bellezza fuori dal tempo, si trasformano in emozioni. Il fiore si allontana dalla realtà la luce cromatica si trasforma in una sorta di metamorfosi che crea e distrugge la forma, annulla la fisicità, approda alla memoria e poi alla poesia
Maria Beatrice Rigoletto Autizi
E' proprio la seducente bellezza dell'acquerello che, oltre a favorirne la larga diffusione, ne ha sancito l'appartenenza al mondo della poetica, della filosofia figurata che allunga le sue radici in una sorta di dotrina religiosa. E benchè in quest'arte coesistani complessi intrecci di tecnica, disegno, misteriosi quanto personali artifici, è tuttavia la poesia, nella sua sua forma più eclettica e più lirica, a prevalere. Alcuni critici in passato avevano elaborato la teoria della pura visibilità, secondo cui l'arte non si limita ad interpretare gli elementi della natura ma da vita a forme completamente nuove. E' certamente questo il sentiero che percorre l'acquerello di Emanuela Colbertaldo. Sembianze che emergono dalla mente come mere riproduzioni visive, a volte sono abbozzi di un'idea combinati con rievocazioni di memorie confuse tra realtà e sogno, ma che, attraverso il lento dipanarsi delle linee e delle configurazioni cromatiche che guizzano insieme all'acqua sulla carta come folletti giocosi, generano come per incanto la forma. Una forma che raggiunge le sue intensità e la sua maturità attraverso le delicate carezze di un disinvolto pennello che la mano, ispirata da una suggestione che soltanto Lei può sentire, trasforma in poesia con casta naturalezza. Ed ecco che l'intensità della sua lirica trasfigura la macchia, ecco che le tinte raggiungono la loro piena accezione dando così vita ad un arcano concerto che celebra una sfolgorante giornata di primavera. Così l'occhio del fruitore rimane incantato, attratto dal canto di una natura dai colori fiabeschi, talvolta surreali. l'architettura, il paesaggio, la vita e perfino le prospettive sono fusi tra loro in un unico progetto creativo. Ma in questa mirabile armonia dove sensazioni, percezioni, colori, immagini trovano i propri ruoli secondo un antico schema del pensiero, una lacrima tinge d'autunno talune Sue opere che ci sembrano pervase da un senso di tristezza, come se volessero indicarci il cammino per una meditazione, sollecitarci a riflettere che la via per la consapevolezza passa attraverso la porta della sofferenza.
Luigi La Gloria
Trasparenza e dolci malinconie negli acquerelli di questa raffinata autrice che fa emergere gradatamente dal fondo i profili mobili di una natura morta, soprattutto fiori raccolti in un vaso dai petali variopinti. In particolare spicca la bellezza formale degli "Amarilli" senza tralasciare la romantica veduta veneziana.
Gabriella Niero
La padovana Emanuela Colbertaldo inizia la propria attività pittorica nel 2004. Frequenta gli ateliers di valenti maestri, quali Zoppelletto, Troiani, Toniato, Sarra e Bigolin. Si fa sedurre dall'acquerello e dalle sue lievi sfumature grazie ad un abile uso della teccnica, pigmento, acqua e null'altro. Esprime con raffinata sensibilità la sua poetica, fermando il colore sul foglio con lievi carezze. La cromìa dà volume e forma, ora più intensa, ora più impalpabile ed eterea e ci trasporta in un mondo di emozioni. Lo sguardo rimane incantato dal concerto di luci e forme che diventano pura poesia. I fiori sognanti della pittrice, inseriti a volte in un appena accennata architettura, acquistano forza per poi allontanarsi immersi in velature o leggere trasparenze. Chi osserva le opere viene ammaliato dalla loro delicatezza e al contempo da una intrinseca vitalità, splendido connubio di forza ed emozione. La pittrice fa parte delle associazioni culturali Arte e Incontro e Blu di Prussia.
Francesco Celi
Con l'acuerello non è possibile cancellare un tratto dipinto e l'artista deve correre il rischio che qualcosa compaia in pagina suo malgrado. Il caso è incorporato nell'opera; l'eperienza solo in parte permette di prevedere il risultato. Come accade spesso nella vita. Così i fiori di Colbertaldo sono effimeri, in continuo mutamento, ma non perdonano mai la loro identità come chi cerca modi diversi di espressione senza rinunciare all'essenzialità del colore e della forma. I suoi acquerelli sono acqua e colori che si fondono e rifondono sulla carta bianca in un gioco meraviglioso e continuo di emozioni. Insomma senzazioni e note di colore che si formano dal contributo di semplici gocce d'acqua unita a colore.
Raffaele Mombello
Trasparenze, velature leggere, delicate sfumature dei colori. Gli acquerelli di questa brava autrice padovana raccontano la bellezza transitoria dei fiori raccogliendo la preziosità dei particolari che gradatamente si sciolgono nella luce. L'impressione è fugace, magica, la natura è un riferimento che guida la mano attenta e minuziosa sopratutto nella parte centrale del dipinto. Poi la stesura si fa leggera, spesso monocroma, e scioglie nell'acqua le parti più atmosferiche quasi per far scomparire la forma nel biancore del fondo. Poesia ed estemporaneità si uniscono una mirabile capacità tecnica ed espressiva.
Gabriella Niero
Questa immagine di un particolare molto intimo del paesaggio patavino è espressione di una pittura eminentemente evocativa e tende ad una sua quotidianità e inaccessibile metafisicità nella quale anche le immagini più umilmente e direttamente rappresentate si calano sul piano pittorico perdendo molto di peso reale per acquistare l'imponderabilità del fantasma poetico. Può darsi che questa artista tenga assai alle emozioni figurative del suo operare, ma non v'è dubbio che queste trascendono l'esperienza vissuta relegandola in una diafana dimensione della memoria le cui tensioni e inquietudini, tipiche di ogni artista, non si cancellano né si risolvono, anzi acquistano quella "tremenda" pace che è legge dell'armonia estetica e della e della sintesi poetica. La vibrazione dei sensi e dei sentimenti è messa allo scoperto proprio dal contrasto che s'erge a misura nel processo di sublimazione creativa fino a raggiungere una sorta di sacrale sollennità senza per questo perdere nulla dell'impeto narrativo e descrittivo dell'emozione originaria.
Raffaele Mombello
Con i suoi acquerelli Emanuela Colbertaldo ci regala composizioni di pregiata fattura e sensibilità artistica. Apprezzabili le sue nature morte dove fiori dai colori velati, si adagiano morbidamente, sbocciano, si fanno ammirare offrendo le loro molteplici sfumature.
Dora Schiavon
INCONTRI CON L'ARTE - Circolo Ufficiali Padova - Marzo 2014
Luigi La Gloria ha narrato le opere pittoriche di Emanuela Colbertaldo
Emanuela Colbertaldo
è un’artista che esprime il suo talento artistico attraverso la tecnica dell’acquerello. E, come tutti coloro che praticano
questa forma di pittura, presenta certamente predisposizione ad una relazione simbiotica con un elemento misterioso e, al tempo
stesso, straordinario: l’acqua.
Senza di essa, infatti, i colori dell’acquerello non svelerebbero mai nè la loro intima
bellezza nè quella natura misteriosa in grado di dare vita a quell’attimo di empatia con l’arte che è all’origine del gesto creativo.
Questa stretta dipendenza con l’acqua non è un mero vincolo tecnico al quale l’artista dell’acquerello è legato per ragioni di
stretta procedura realizzativa. L’acqua non è soltanto l’elemento che consente di diluire il colore per poterlo poi stendere sulla
carta, essa, nell’acquerello conquista un ruolo predominante che determinerà la bellezza e l’emotività che l’opera saprà trasmettere.
Ed è proprio così che le linee e le configurazioni cromatiche, guizzando insieme all’acqua sulla carta come folletti giocosi,
generano quelle incantevoli volute colorate che si possono ammirare nelle opere di Emanuela.
L’arte dell’
acquerello affonda le sue radici nel lontano medio evo, impiegata in abbinamento alla tecnica della doratura dagli
illustratori e miniatori di codici e di volumi in folio. Nel Rinascimento assume un ruolo fondamentale sia per gli studi
preparatori, i cartoni, dei grandi maestri che per le loro grandi opere.
Ma è nel XVIII e XIX secolo che l’acquarello trova la
sua grande fioritura principalmente in Inghilterra con i tre William: William Taverner, vicino al classicismo poussiniano, che
sperimentò la possibilità di applicare nella pratica pittorica le teorie dell'Idea di Platone; William Turner, con i suoi paesaggi contemplativi che hanno influenzato enormemente decine di artisti e il cui stile si può dire
che abbia posto le basi per la nascita dell'Impressionismo ed infine William Blake con le sue incredibili scene visionarie.
La peculiarità dell’acquarello nel creare incantevoli trasparenze e mirabili effetti luminosi insieme ad una speciale immediatezza
espressiva non poteva non incantare anche artisti come Cézanne, Gauguin, Manet, e poi ancora Picasso e Kandinskij, che realizzerà
il primo acquerello di matrice astratta della storia dell’arte.
Ebbene, anche la nostra artista, Emanuela
Colbertaldo, in un preciso momento della sua vita, effettuerà una scelta che rimarrà la sua per sempre. Ella è così sedotta da
questo mondo fatto di acqua e colore che si abbandona nelle sue spire, lasciandosi avvolgere e travolgere perché sente che
l’abbraccio della musa darà vita ad un cambiamento che si paleserà decisivo per il suo nuovo futuro.
Un cambiamento
che darà finalmente forza a quelle pulsioni fino ad allora rimaste inespresse e a quelle più indistinte, smarrite nei remoti
anfratti della mente.
Così, quando il suo sguardo si apre a quel meraviglioso mondo ideale ubicato proprio dentro di lei,
scopre qualcosa di molto più grande di un sogno vagheggiato, trova un universo nel quale il suo talento gravita intorno alla
stella dell’arte.
In quella visione vede se stessa riflessa attraverso uno specchio che non le rinvia la sua immagine esteriore
ma le rivela il volto del suo intimo animo di artista.
Provo ad immaginare il suo stupore quando per la prima volta vide riflessa
dalla magia di quello specchio l’evanescenza dei desideri e la colorata dolcezza dei suoi sogni segreti.
Ed è proprio alla luce
di questa fantastica rappresentazione ideale che Emanuela inizia il suo percorso di artista.
Se le
chiedessimo il perché la sua scelta della tecnica pittorica sia caduta proprio sull’acquerello sono certo che ci risponderebbe che è stato l’acquerello a scegliere lei.
E, per quanto la cosa possa apparire inesplicabile, sarebbe la verità, infatti non
saprei immaginare le sue creazioni realizzate con altre tecniche.
Proprio con l’acquarello, attraverso la
rappresentazione delle cose e della natura, Emanuela inizia a conoscere e ri-conoscere la realtà. E ben presto percorre questo
nuovo cammino esistenziale, traboccante di emozioni sconosciute, che la farà giungere ad una nuova visione del mondo.
Ora ella
osserva ciò che la circonda con occhi diversi, con gli occhi della mente e quelli dell’anima. In questo modo comincia il suo processo
di trasfigurazione della realtà oggettiva che si dischiude ad un nuovo linguaggio espressivo capace di cogliere aspetti immaginifici
della vita e delle cose con tale personale interpretazione che le sue opere posseggono un’inconfondibile originalità interpretativa.
Andiamo dunque a conoscere, in questa bellissima successione di dipinti, il mondo artistico di Emanuela ormai maestra di eleganza e raffinatezza stilistica.
Peonie
Come possiamo vedere da queste due opere affiancate, la nostra artista, quando individua un soggetto che la
ispira, segue una linea di sperimentazione che la porta a realizzarne differenti esemplari, naturalmente, come è evidente,
con risultati diversi, nonostante il soggetto sia lo stesso.
Questa peculiarità pittorica ci dà modo di osservare come gli
occhi della mente dell’artista vivano le variabili insite nel gesto creativo, sempre difforme in ogni suo aspetto descrittivo,
emozionale e suggestivo.
Quando vidi per la prima volta questi dipinti, io che amo la letteratura fantastica, mi ritrovai
catapultato, senza averne del tutto coscienza, nel mondo della fiaba.
E in queste due opere Emanuela ha fatto certamente
ricorso alla magia del suo tocco incantato.
Qui il gioco delle trasparenze è così ben progettato che, pur osservando solo l’insieme, l’attenzione dell’osservatore, in nessun momento,
perde la percezione dei particolari, sui quali l’artista fissa il fulcro dell’intera architettura delle opere. In esse non si
percepisce la presenza di alcun artificio che turbi il senso dell’incantevole, nè vi è alcuna smisurata esaltazione che induca
il fruitore a pensare che l’artista abbia operato con il fine di sedurlo.
Rose bianche
La rosa, nel mondo antico è stata simbolo della bellezza, della vita e dell’amore.
Nata dal sangue di Adone e di Afrodite, è metafora di soavità, di grazia, di perfezione e di purificazione nello spirito, aspetti
che Emanuela qui ha saputo riprodurre nella piena accezione; mentre quelle spine difendono la sua purezza dalla profanazione.
Non sembra affidato al caso che Emanuela abbia dato il meglio di sè nel comporre proprio questo soggetto che ha prodotto in
differenti modalità, gradazioni cromatiche e prospettiche.
In questo fiore ella ha racchiuso la sua storia di donna
e la sua anima di pittrice.
Ha raffigurato queste rose bianche in un arcano chiaroscuro, con qualche ombra di colore perfettamente dosata qua e là, affinché eleganza e originalità del soggetto non perdano quel tono di avvenente riserbo che custodisce la loro vera bellezza.
E, se osserviamo con attenzione questi dipinti, è la poesia, nella sua forma più eclettica e più lirica, a prevalere.
Canne di bambù
In questi nuovi soggetti pare che Emanuela voglia abbandonare il
purismo romantico che anima da sempre il suo gesto creativo. Ma non è così.
Queste rappresentazioni, benché sembrino infondere
nell’osservatore l’idea di un nuovo realismo prospettico, come se l’autrice volesse ridurre le distanze tra il mondo evanescente
del sogno, più vicino al caos, e una realtà che suggerisca un differente modo di esprimere l’armonia più orientata all’ordine,
seguono invece sempre la medesima linea di pensiero.
Il carattere più marcatamente naturalistico, e con
questo intendo la visione reale delle cose del mondo, presente in queste opere, è senza dubbio frutto delle dinamiche che sono
alla base della ricerca e della sperimentazione della quale Emanuela ha bisogno per proseguire il cammino evolutivo che conduce
al rinnovamento.
Ed è proprio questo intento che la porta ad argomentare soggetti che saranno di natura transitoria.
Tuttavia è attraverso questi studi che ella sperimenta differenti accostamenti di colore, alla ricerca di quelli che
risulteranno simbiotici all’intima sensibilità del momento.
Ciò nondimeno, la personale matrice
espressiva emerge anche qui prepotente e incantevole.
La trasparenza, generata dal sobrio gioco di luci e ombre,
colloca queste due opere, quasi sovrapponibili ma pur espressione, nell’immaginario di Emanuela, di due differenti
momenti spazio-temporali, nel novero di quelle effimere nate proprio dalla sperimentazione che prelude al rinnovamento.
Parlavamo di sperimentazione e rinnovamento? Ebbene…eccone un altro esempio.
In queste opere, che sono tra le ultime realizzazioni di Emanuela, l’elemento evolutivo non è tanto il soggetto,
certamente diverso dal solito e nuovo per lei, ma l’idea che lo ha ispirato e il relativo processo di sviluppo
che ne è seguito.
Non è forse affascinante che un attimo fuggente, una sola goccia di pioggia che sfugge al
suo nembo, divenga punto di partenza per nuove prospettive creative?
Ma che cosa trasforma quell’attimo di astrazione,
ineffabile come il peso dell’anima, nel modello di un rinnovato linguaggio espressivo capace di coniugare nuovi e vecchi
elementi compositivi, e dare vita così ad una svolta tematica e tecnica?
L’artista, nella sua continua ricerca,
interpreta e reinterpreta modelli di soggetti, a volte parafrasando quegli stessi schemi che vorrebbe a tutti i costi superare.
Percorre la sperimentazione in ogni direzione possibile, a volte per un tempo che ai suoi occhi appare interminabile,
respirando l’incertezza di una crisi di creatività.
L’ansia di rinnovarsi la induce perfino a credere che nulla di nuovo
si mostrerà al suo orizzonte.
Poi, un giorno, qualcosa di assolutamente indeterminato rompe quell’inerzia
e, con una naturalità della quale ella stessa si sorprende, quel qualcosa spalanca le porte della sua mente a orizzonti del tutto
insperati.
Ebbene, questa serie di dipinti sono le prime luci di una nuova alba sul cammino di un’inquieta ricerca che
insegue il modello ideale sul quale fondare il rinnovamento.
Se nei primi due cogliamo ancora la
sperimentazione nel suo procedere; riconosciamo il gioco dell’acqua, il ruolo delle ombre, il peso delle forme e degli
accostamenti dei colori, nel terzo l’autrice, con un respiro più ampio, concretizza l’idea che la porta a lambire l’astrazione formale del soggetto.
Qui il disegno e la macchia si integrano con perfetta sintonia,
creando un insieme che richiama alla mente suggestioni autunnali, dove intensa è l’emotività suscitata dai colori, intensi sono
gli intrecci delle forme che sembrano avanzare verso l’occhio che guarda;
Luigi La Gloria